Nella mitologia greca, troviamo una sacerdotessa di nome Cassandra.
Questa figura mitologica è stata menzionata da diversi autori, fra cui Omero, Apollodoro, Virgilio, Eschilo e Igino.
Figlia del re Priamo di Troia, era talmente bella che di lei si innamorò anche il Dio Apollo, che, per conquistarla le diede il dono di poter predire il futuro.
Nonostante il regalo, Cassandra respinse l’amore del Dio che, adirato, la punì vanificando il suo stesso dono condannandola a non essere creduta.
Il mito rappresenta la profetessa che può conoscere il futuro ma non sarà mai ascoltata perché nessuno crederà alle sue profezie.
Apollo non ha condannato Cassandra al mutismo, le ha dato la facoltà di percepire più del normale e di prevedere il futuro.
Cassandra e Apollo
Marilena Mareschini mette in risalto come “Apollo aveva avuto la presunzione di possedere ciò che non si poteva avere, ma quale Dio (uomo che rappresenta il potere) non è mai stato punito per questo, anzi rifiutato dalla sacerdotessa, che avrebbe dovuto rimanere vergine, le lancia una maledizione che sarà anche la sua condanna.
Adirato Apollo compirà un gesto che è l’emblema del disprezzo: uno sputo in bocca (organo della comunicazione).

Profetessa inascoltata
L’uso della parola diventa la sua condanna in quanto ha la consapevolezza che gli altri la possono ascoltare ma sceglieranno di non starla a sentire, e anzi, la considereranno pazza e delirante per le sue insistenze soprattutto quando lei li avverte del pericolo immanente.
Le sue facoltà profetiche le impongono di dire ciò che sa agli altri, di mettere in guardia e il allerta chi sta per perdersi o corre un pericolo.
Ella annuncerà quindi gli eventi negativi che riguardano Paride, il rapimento di Elena e quello, più famoso, del cavallo che entrando in Troia dentro di sé contiene i nemici che la distruggeranno.
Non creduta nei suoi presagi negativi sarà associata a qualcosa di funesto e negativo, pertanto emarginata e considerata come pazza, delirante … e poco importa se poi gli eventi si verificheranno realmente.

L’Essere inascoltati
Essere consapevoli di parlare rimanendo invece muti è una vera e propria tortura per chi ha bisogno di comunicare ed interagire con l’altro.
Cassandra cerca negli altri conferma del proprio valore ed ha costruito la sua identità sulla ricerca dell’approvazione altrui; non considera l’altro nell’interazione e tende ad assumersi ogni responsabilità del fallimento.
Il vizio della dinamica è insito proprio nell’apporre il locus of control all’esterno.
Se io incarico un’altra persona di confermare il mio valore, mi distacco da una consapevolezza interiore di cosa sono e cosa valgo, mettendo di fatto gli altri nella posizione di esercitare un potere che probabilmente neanche volevano.
La rabbia di Cassandra tuttavia, non si rivolge all’esterno, non conduce a un cambiamento ma stagna al suo interno generando un’ invidiosa ruminazione unita a fantasie di vendetta e di riscatto morale nell’aldilà: “prima o poi tutto torna”. “giustizia divina sarà fatta”.
Cassandra rappresenta il mito della profetessa di sventure ed eventi nefasti, per tale motivo evitata ed emarginata, per timore, paura o per l’illusione di poter modificare gli eventi.
È il destino dei saggi, di coloro che sanno vedere lontano ed oltre, di coloro che riescono a decifrare i presagi sapendoli anticipare.
Il sapere e la conoscenza non sono dunque nulla se rimangono inascoltati.
La maledizione di Cassandra sta soprattutto nel non poter comunicare e nel non poter interagire con l’altro, rimanendo arida, improduttiva e sterile.
Non è semplice mutismo è privazione della capacità di rapportarsi e relazionarsi con gli altri e con il mondo esterno.

Apollo non ha condannato Cassandra al semplice mutismo, le ha dato la facoltà di percepire più del normale, prevedendo anche il futuro, mantenendo l’uso della parola, rimanendo dunque consapevole del fatto che gli altri la possono ascoltare ma sceglieranno di non sentirla, anzi la considereranno pazza e delirante per le sue insistenze soprattutto quando dovrà avvertirli del pericolo immane.
Una doppia tortura per chi professa e ha bisogno di comunicare ed interagire con l’altro: l’essere consapevoli di parlare rimanendo invece inascoltati.
Molti di noi guardiamo con stupore e dolore un mondo di violenze, ingiustizie e soprusi a ciclo continuo, senza variazioni, secolo dopo secolo. Chi discerne la verità da ciò che viene inculcato attraverso manipolazioni o mostra saggezza davanti all’evidenza di fatti nella maggior parte dei casi si sente come Cassandra nel suo impegno a voler salvare quanti più potesse fino alla loro stessa distruzione, ma non viene ascoltato nel migliore dei casi, nel peggiore tacciato di pazzia, deriso e umiliato, lasciato solo.
Cassandra non è compresa o non è voluta comprendere?
Dare ascolto a Cassandra significa abbandonare ciò che fa comodo pensare e imporrebbe di agire in modo fuori dal pensiero usuale e comune. Un agire che può far paura o che costa fatica, che costa l’abbandono del pensiero acquisito e conforme ai a quello della stragrande maggioranza, che forse va contro al pensiero dei nostri affetti più cari e rischia di farci rimanere soli, che
Anche noi, nel nostro piccolo e nella nostra quotidianità, spesso ci rendiamo conto di cosa ci potrebbe accadere, abbiamo la sensazione che qualcosa andrà storto, percepiamo le sensazioni negative, sentiamo di dover stare alla larga da certe persone … eppure non ascoltiamo questa voce interiore o sottovalutiamo ciò che percepiamo, sperando le cose possano cambiare o diventare quello che ci auspichiamo.
In questo caso non vogliamo ascoltare la nostra Cassandra interiore che ci mette in allerta e facciamo come i troiani quando fecero entrare il cavallo di legno: ci rifiutiamo di vedere e ascoltare l’ovvio e spalanchiamo le porte all’intrusa illusione che ci invade e ci farà male.
Apollo scelse la punizione perfetta per la ribelle Cassandra: il dono della divinazione, che possedeva, era inutile senza il dono della persuasione. Bisogna avere un carisma incredibile per far credere alla folla le tue parole. Ma possono apparire punti di vista opposti!
Se nel collettivo prevale un’opinione comune, ogni obiezione viene soppressa. Quando tutti pensano che le cose stiano andando peggio che mai, non c’è modo di dimostrare il contrario, anche se si hanno fatti specifici “che cantano”. Allo stesso modo, nel mezzo dell’euforia generale, gli appelli alla prudenza non verranno ascoltati.
Un modo di dire

E’ frequente l’attribuzione dell’appellativo “Cassandra” alle persone che, pur annunciando eventi sfavorevoli giustamente previsti, non vengono credute.
Il mito di Cassandra è stato adottato nella psicologia per identificare quindi una persona pessimista, con visioni catastrofiche e malauguranti, vittima delle sue stesse aspettative negative.
L’archetipo come metafora
La metafora di Cassandra è stata applicata in una varietà di contesti come psicologia, ambientalismo, politica, scienza, cinema, il mondo corporativo, e in filosofia.
Alcuni psicologi hanno applicato tale metafora a persone che provano sofferenza fisica ed emotiva come risultato di percezioni personali angoscianti, e che hanno impressione d’essere ignorati quando cercano di condividerle con gli altri.
La metafora di Cassandra è in circolazione dalla metà del novecento, sempre attuale, come lo sono d’altronde tutti gli archetipi, che non risentono della linearità temporale. Forse perchè il tempo è circolare?
Ma di questo parleremo un’altra volta …
Fu il filosofo francese Gaston Bachelard che coniò il termine ‘Cassandra Complex‘ nel 1949 e ne definì le caratteristiche principali:
– scarsa autostima
– paura costante
– mettersi alla prova costantemente
Da qui gli sviluppi.
Effetto-Sindrome-Complesso di Cassandra.
L’archetipo di Cassandra in psicologia
Premetto che non sono una psicologa bensì una counselor olistica e arteterapeuta, e per questo tutti i termini “tecnici” propri della psichiatria e psicologia sono da me riportati citando i relativi professionisti che ne parlano. In alcuni casi ho inserito semplicemente mie osservazioni e riflessioni in merito.

Si definisce “sindrome di Cassandra” la condizione di chi formula ipotesi pessimistiche ed è convinto di non poter fare nulla per evitare che si realizzino.
Chi soffre di tale sindrome inoltre vuole mettersi alla prova in sfide ed esperienze nuove per dimostrare a sé stesso e agli altri il proprio valore, tuttavia per una serie di meccanismi di auto-difesa innesca un processo di auto-sabotaggio inconscio, a causa del quale tende a fallire.
Secondo la legge di attrazione o meglio, il base alla “profezia che si auto-avvera” se una persona percepisce o è intimamente convinta che sbaglierà (o altro) è proprio quello che accadrà, perché inconsapevolmente si comporterà in modo tale da “attrarre” il fallimento.
In che modo?
Ecco alcuni esempi:
- “dimenticandosi” qualcosa di importante
- Attraverso l’auto-sabotaggio: non compiendo quelle azioni che le garantirebbero una vittoria o un successo o compiendo azioni che la conducono al “fallimento”
- Legandosi a partner o colleghi o amici non adatti a lei, che fin dall’inizio inviano segnali d’allarme e previsione di un futuro “disastro” sentimentale o affettivo o lavorativo
Chi soffre della sindrome di Cassandra quindi, sbaglia e fallisce perché inconsciamente è ciò che si aspetta da sé stesso/a.
Questo per lo più avviene come conseguenza di convinzioni limitanti e degradanti instillate da familiari o partner. La persona si auto-convince che hanno ragione loro e anche se razionalmente sembra non creder loro in realtà il seme del dubbio e dell’insicurezza ha messo radici che che crescono e nutrono queste convinzioni sempre di più (per lo più a livello inconscio) fino a condurre all’auto-sabotaggio
Nella Sindrome di Cassandra, l’autostima carente e la profezia che si auto-avvera determinano la condanna all’essere considerati pazzi come nella dinamica del capro espiatorio.
Richiama l’attenzione su di sè, e questo fa sì che distolga la sua attenzione dal problema incombente e quindi da una possibile soluzione preventiva. La sua incapacità d’agire tempestivamente ed efficacemente causa una profonda frustrazione che la porta a distruggere sè stessa.
La persona in pratica si propone come sostituto espiatorio della collettività. La leva sulle paure collettive e l’accentuazione dei caratteri apocalittici della sua profezia-comunicazione sottendono lo scopo di di rendere più promettente l’offerta salvifica di sè.
Confermando la sua ideologia di salvezza in pratica è lei stessa a provocare la catastrofe collettiva annunciata?
Ne parla Melanie Klein

Nel 1963, la psicologa Melanie Klein interpretò la sindrome di Cassandra come una metafora della coscienza morale umana, il cui compito principale è “avvisare”
Cassandra, come coscienza morale, “predice che seguirà la punizione e sorgerà il dolore”.
La necessità di sottolineare i disturbi morali e le conseguenti conseguenze sociali è dovuta a ciò che la Klein chiama “le influenze distruttive del crudele Super-io”.
Il Super-io è rappresentato nel mito greco dal dio Apollo, sovrano e persecutore di Cassandra.
L’uso della metafora della Klein si concentra sulla natura morale di previsioni certe. Questo risveglia negli altri “il rifiuto di credere a ciò che sanno essere vero” facendo loro esprimere la tendenza universale al “rifiuto” o “negazione”.
Ricordiamoci che “la negazione” è una potente difesa contro l’ansia e il senso di colpa.
Ne parla Laurie Leighton Saphiro

Nel 1988 l’analista junghiana Laurie Leighton Shapira (1988) ha esaminato quello che ha chiamato il “Complesso Cassandra” dalle vite di due individui analizzati.
Sulla base dell’esperienza clinica, ha descritto tre fattori che compongono la sindrome:
1) Rapporto disfunzionale con l ‘”archetipo di Apollo” (modello di qualsiasi persona o cultura, vincolata da ordine, ragione, intelligenza, verità e chiarezza, negante l’occulto e l’irrazionale).
L’archetipo Apollo crea legami che vertono sulla distanza emotiva. Anche i partner scelti, dunque, tenderanno a creare una serie di conferme alle profezie di Cassandra.
L’Archetipo Apollo come partner è l’uomo sfuggente, “bello come il sole”, ma distante emotivamente
2) Disagio emotivo o fisico, inclusa l’isteria.
3) Mancanza di fede quando si cerca di mettere in relazione il fatto di queste esperienze con gli altri.
Il complesso può quindi predisporre a stringere relazioni disfunzionali con mancanza di reciprocità emotiva, con conseguenti disfunzioni basate sulla non reciprocità della visione della vita e del futuro.
Si può quindi asserire che la persona in cui è attivo questo archetipo in maniera disfunzionale sia una persona insicura che cerca negli altri la conferma del proprio valore e che costruisca la sua identità sulla ricerca dell’approvazione altrui.
Inoltre non considera l’altro nell’interazione e tende ad assumersi ogni responsabilità del fallimento.
Incaricando un’altra persona di confermare il suo valore, essa si distacca dalla consapevolezza del “chi è” e del “cosa-quanto vale” e dona agli altri potere su di lei.
Ciò può scatenare la sua rabbia, che però non è rivolta all’esterno in modo da produrre un cambiamento. No, la sua rabbia implode in un “ruminare” interiore intriso di fantasie di vendetta e di riscatto morale nell’aldilà:
– “prima o poi tutto torna indietro”
– “giustizia divina sarà fatta!”
Se queste frasi vi suonano familiari attenzione!
E fate attenzione anche a queste altre due frasi tipiche:
– “andrà tutto male”
– “non ce la farò mai”.
Leighton Shapira afferma che:
“Ciò che vede la donna Cassandra è qualcosa di oscuro e doloroso, che potrebbe non essere ovvio in superficie o che i fatti oggettivi non confermano. Immagina un risultato negativo o inaspettato; o qualcosa che sarà difficile da gestire. O la verità che altri, soprattutto figure influenti, non sarebbero d’accordo ad accettare. Per altri, le sue parole sembrano prive di significato, non correlate, esagerate”.
La Shapiro, in particolare nel libro “The Cassandra Complex. Una visione moderna dell’isteria”, dice che l’archetipo di Cassandra personifica il conflitto archetipico tra valori matriarcali e patriarcali in lotta per il potere, mentre il potere della “potestas”, in questo conflitto, soppianta completamente il potere della libido. L’autrice fa un collegamento diretto tra Cassandra e la “dea oscura”, in cui possiamo riconoscere la Grande Madre ctonica. In pratica Cassandra è sotto l’influenza dell’aspetto più distruttivo – mortale – della Grande Madre.

L’aspetto positivo della Grande Madre è la mediazione, che negli individui isterici si manifesta in una forte intuizione. Tuttavia, in una società patriarcale, questa capacità media non solo non era coltivata, ma nemmeno legalizzata. Nella migliore delle ipotesi, le capacità psichiche della donna-Cassandra sono state sfruttate, come possiamo vedere anche nell’opera epica dell’età del bronzo, la canzone eddica “Dreams of Balder“:
La Shapiro nota che la donna Cassandra impara presto a nascondere questo lato della sua personalità o a mascherarne l’uso, poiché il suo ego non è abbastanza forte e, soprattutto, sufficientemente approvato per usare appieno la sua capacità innata. Di conseguenza, tali donne sviluppano uno pseudo-ego, costituito dai valori restrittivi di Apollo come conduttore delle idee del Grande Padre.
Questo pseudo-io ha un carattere di vittima, e, di conseguenza, le sue capacità psichiche entrano nell’area dell’Ombra, formando un doloroso complesso di colpa e autodistruzione.
La conseguenza di ciò è l’isteria come unico modo possibile per questo Io debole e auto-torturante di mediare tra l’inconscio e il Super-Io.
I risultati della sua ricerca mostrano che la situazione è ulteriormente complicata dal fatto che molto spesso la Cassandra femmina ha uno scenario generico simile, che viene trasmesso attraverso la linea femminile. La madre di una tale ragazza è una donna che è stata sotto la stessa pressione tirannica del patriarcale Animus ed è da tempo in una relazione di duplice unione sadomasochista con lui. Nei suoi messaggi generici alla figlia, dà un classico doppio messaggio, il cui testo dichiara sospetto isterico e ansia verso gli uomini (a volte raggiungendo il livello dell’odio) e il sottotesto di obbedienza servile e paura. Tuttavia, la sua posizione è vantaggiosa in quanto ha l’opportunità di insegnare a sua figlia inesperta, alla quale spesso trasmette il suo Ego infantile-vulnerabile, che migliora solo il complesso di vittimizzazione di sua figlia.
La Shapiro, caratterizzando il rapporto della donna Cassandra con la madre, nota l’assenza di un legame simbiotico positivo con la figura della madre, che, a sua volta, blocca il legame della ragazza con la realtà: come vuole la madre.
Nella mente del bambino, la realtà è inaffidabile. Una ragazza acquisisce la sua identità solo soddisfacendo le aspettative di sua madre. In un certo senso, il bambino diventa la madre di sua madre, che, una volta privata della maternità, richiede costantemente un’immagine speculare della sua fusione con sua figlia e si riempie di invidia nera se non riceve questo riflesso.
Sotto la costante pressione del Super-io, la donna Cassandra proietta il suo locus of control esclusivamente verso l’esterno. Allo stesso tempo, nel contesto esterno, osserva un quadro del completo trionfo del principio maschile e della sconfitta e auto-umiliazione del femminile.
È logico quindi che fin dall’infanzia abbia cercato l’attenzione e il sostegno del principio maschile.
Shapiro nota che anche se la vera figura paterna è debole, la ragazza idealizza ancora il padre:
“L’unico aspetto della femminilità che ha avuto l’opportunità di venire a galla è la mediazione attraverso la quale la mascolinità ipertrofica – l’Animus materno interiorizzato dalla figlia – cerca la sua espressione.
In toto, possiamo dire che l’archetipo di Cassandra è una delle principali determinanti inconsce che sostengono la formazione e il funzionamento del “complesso vittima” nella donna moderna.
Agendo come secondo polo nella diade persecutore-vittima, rende una donna incline al comportamento di vittima di fronte al comportamento maschile sessista patriarcale.
Ne parla Jean Shinoda Bolen
Nel 1989, Jean Shinoda Bolen, professoressa di psichiatria all’Università della California, pubblicò un saggio sul dio Apollo. In cui descrisse in dettaglio il profilo psicologico della “donna Cassandra” che ha un rapporto disfunzionale con l’uomo “Apollo”. Secondo la Bolen, gli archetipi di Cassandra e Apollo non sono di genere.
Ella dice:
“Come archetipo, Apollo personifica l’aspetto della personalità che vuole definizioni chiare, è attratto dall’abilità, dai valori dell’ordine, dall’armonia. Preferisce guardare la superficie, piuttosto che ciò che sta alla base dell’apparenza. L’archetipo Apollo favorisce la riflessione ai sentimenti, prende le distanze dall’intimità, la valutazione oggettiva all’intuizione soggettiva.”
L’Io è al servizio dell’Animus, che in realtà si comporta piuttosto come una struttura di personalità narcisistica che richiede costantemente un rispecchiamento positivo.
Nell’antico scenario archetipico, Cassandra non ha obbedito ad Apollo, il che ha portato alla sua morte – e la morte proprio per mano della figura materna.
Nella personalità della donna-Cassandra, di regola, questa sottomissione si verifica ancora, e anche nell’infanzia. Attingendo al suo Animus apollineo, può avere abbastanza successo e adattarsi socialmente. Tuttavia, anche se c’è un adattamento al mondo esterno, non c’è adattamento al mondo interno.
Il secondo polo della psiche dissociata – l’isterica Anima-Cassandra – va nell’Ombra e da lì si ricorda costantemente con ansia immotivata, colpa, paure, dietro le quali, a sua volta, si nasconde l’aggressività.
Descrivendo la dinamica dell’Ombra nella donna-Cassandra, Shapiro indica la scomparsa dell’ideale apollineo dell’Animus come la ragione principale della sua attivazione. A causa della debolezza del proprio Ego, la femmina Cassandra usa l’Animus Apollineo come forza di contenimento del Superego, mirata principalmente all’Ombra.
Si può dire che in questo stato, generalmente perde il potere dell’Ego, rimanendo inerme di fronte agli orrori dell’Ombra: “Nel suo stato spaventato, senza ego, la donna-Cassandra può dire ciò che vede, sperando inconsciamente che altri potessero imparare un certo senso dalle sue parole. Tuttavia, le sue parole sembrano loro prive di significato, incoerenti e prive di fondamento. Non sorprende che nessuno le creda. Non riesce nemmeno a fare uno sforzo su se stessa e a credere in ciò che dice. Il suo Ego non può accettare ciò che la sua Ombra sa.”
Un rapporto disfunzionale con un “Apollo” negativo da parte di una persona-Cassandra può aumentarne l’isteria e l’irrazionalità e acuire il senso d’incredulità negli altri quando descrive le sue esperienze.
Inoltre dice una cosa molto importante:
“dei maschili esistono nelle donne e dee femminili dentro gli uomini, e questo perché “dei e dee” rappresentano qualità diverse nella psiche umana. Il panteon di divinità greche insieme, maschile e femminile, esiste come archetipi in tutti noi.”
Cassandra oggi
Cassandra vede la vita come un processo e propone, come antidoto ai malesseri, l’autocoscienza assieme alla capacità di espressione e affermazione di sé.
Chiede di “perdere la cecità interiore”, anche se costa dolore.
In un cammino in progressione, le Martiri imparano a far posto al dolore, le Guerriere alla paura, le Viandanti apprendono la solitudine e le Maghe, come Cassandra, arrivano a far posto alla comprensione e al completamento di sé.

Le Cassandre di oggi, uomini o donne, sono tutti coloro che riescono a vedere gli sviluppi futuri di un degrado sociale che appare loro sempre più preoccupante.
Sono coloro che rifiutano l’ottimismo ottuso rifilato quotidianamente come “supposta”, che vedono il male senza poterlo contrastare pecche si sentono soli, inascoltati, spesso emarginati dal “ciò che è normale” e “socio-culturalmente”: divertimento, svago, vacanze per stordirsi e non pensare, alla stregua dello shopping sfrenato e coatto e di una vita virtuale fra giochi e social che ottunde la mente e la risucchia in incantesimo in cui l’abbaglio dell’onnipresenza e onnipotenza non fa vedere loro i loro burattinai e carcerieri.
Le Cassandre ecologiste, pacifiste, coloro che si battono per la libertà di informazione, che denunciano la crisi economica e sociale, che temono per la sorte dei loro figli e della cultura, unica vera fonte di potere che davvero rende i popoli liberi. Tutte queste “Cassandra” vengono messe a tacere o rese “incredibili”, dagli “Apollo” signori dei mass-media, fatti di stereotipi e di slogan.
Molte Cassandra non sono in grado di sconfiggere il male per il semplice fatto che lo conoscono, che sono consapevoli (per lo più grazie alle loro intuizioni) e il loro “immolarsi” per la causa” è inutile perchè non sortisce nessun effetto efficace. Poche davvero sono le Cassandra che hanno cambiato qualcosa nel mondo e nella storia, per esempio Ipazia, Galileo Galilei, Socrate, Giordano Bruno, Dante, e altri.

Carenze affettive durante la prima e seconda infanzia hanno plasmato un’identità che si basa sulla ricerca dell’approvazione altrui, sulla mancanza di autostima e sulla tendenza a farsi carico di ogni responsabilità.
Chi soffre della sindrome di Cassandra vuole dimostrare il proprio valore ad ogni costo per guadagnarsi rispetto e amore da parte degli altri. Ma come risposta ottiene solo rifiuto.
La sua spasmodica ricerca di approvazione che la fa mettere continuamente alla prova sè stessa la fa cadere nella trappola della profezia auto-avverante. A causa delle sue “aspettative negative” tenderà a “sbagliare” o non essere “efficiente”, ecc. perchè è ciò che si aspetta da sè stessa.
Le distorsioni cognitive di cui cade vittima sfociano in una volontà di compiacere e appagare l’altro, e in una ricerca di controllo. La mancanza di controllo avviene quando si sforza d’ottenere l’approvazione dell’altro e questa non arriva; ecco allora la sensazione di sconfitta e inutilità.
E’ incapace di gioire, tende a rimuginare, nega il suo valore, nega la sua capacità di difendersi dall’angoscia, esalta il senso di colpa in sè stessa o nei suoi presunti persecutori.
Emarginazione femminile Vs dominio maschile
La sindrome di Cassandra causa un’emarginazione di tutto quello che appartiene all’universo femminile.
Fa sentire le donne sottovalutate in vari ambiti della loro vita. Molte donne costruiscono la propria identità in base ad alcuni pregiudizi già esistenti e diffusi, quali, per esempio, il fatto che sono deboli (il “sesso debole”), fragili, che piangono per tutto, che fanno sempre le vittime, ecc.
Quando Apollo si sentì rifiutato, si fece scudo della sua mascolinità per esercitare il proprio potere su Cassandra. Ella non ebbe scampo e patì le conseguenze del dominio maschile, situazione che si presenterà anche in seguito, quando cercherà negli altri fiducia e approvazione, che le verranno sempre negate.
Molte donne soffrono di questa sindrome, perché nascono con essa. Essa diventa una sorta di sentimento che le porta a sottovalutarsi e che sembra essere annidato dentro di loro.
Crescendo sono condizionate da frasi discriminanti del tipo:
– “quando ti sposi? Non vorrai mica diventare una vecchia zitella acida”,
– “non ha saputo tenersi stretto il suo uomo”,
– “è la donna che fa buono un matrimonio”, ecc.
C’è ancora molto lavoro da fare contro l’emarginazione femminile, perché la donna viene ancora considerata un essere debole, emotivo e troppo sensibile.
Tutto ciò plasma un’identità che si basa sulla dipendenza, sulla ricerca dell’approvazione altrui, sulla mancanza di autostima e sulla tendenza a farsi carico di ogni responsabilità.

La sua svalutazione da parte degli altri fa sì che anche lei svaluti sè stessa e questo avrà come risultato un costanze sentirsi in colpa per qualsiasi cosa oppure il focus della colpa sarà puntato sull’altro in modo assoluto. In pratica non c’è obiettività di fatti e situazioni e vedrà quindi la sua vita filtrata da lenti che le mostrano solo tristezza e insuccessi, e lei si vedrà meritevole o non apprezzata da chi la circonda.
E’ probabile che la Cassandra del mito si sia sentita così: aveva un dono del quale voleva far partecipi gli altri ma gli altri, compresi i suoi familiari, non l’ascoltavano, lei era quella “strana”, non era capita né ascoltata. Voleva salvare coloro a cui voleva bene ma nessuno si fidava di lei. Voleva che gli altri credessero alle sue profezie, ma queste venivano solo respinte.
Col tempo questo l’ha ferita e ha minato la sua autostima, e forse anche la sua capacità di fare “da sola” quello che poteva, fosse anche solo respingere e difendersi dal brutale “Aiace”.
Il rifiuto proveniente dall’esterno sarà per lei molto doloroso ma quello che si auto-infligge è atroce.
La perdita dell’autostima non è l’unico risvolto negativo e cambiamento psicologico. Il perfezionismo viene incrementato così come il tentativo di mantenere tutto sotto controllo.
Spesso sono ossessionate da particolari o fatti di scarsa importanza su cui hanno un dominio assoluto.
Il fare tutto perfettamente dà loro senso di assoluto controllo sulla situazione e cela il bisogno d’approvazione per aver fatto così bene, approvazione sulla quale non hanno nessun controllo.

Si può dire che la manifestazione di questa sindrome oggi sia sintomatologia ansiogena-depressiva dovuta al presentimento di un qualche disastro o sciagura in arrivo, e all’intima convinzione che tutto andrà storto, sempre, per tutta la vita, e che l’unica certezza sono il dolore e la morte.
Si tratta di un disturbo post-traumatico a seguito di un ricordo o di un trauma vissuto in ambito familiare o sentimentale
L’uomo o la donna che hanno in sè attivo l’archetipo Cassandra soffrono quindi di un condizionamento interno o di una situazione disturbante esterna dal quali non riesce a liberarsi se non viene ascoltato o compreso.
La Cassandra interiore sente di non essere creduta e compresa da nessuno e questo le causa una forte frustrazione.
Nella misura in cui non viene accolta, cioè nella misura in cui non viene compresa e creduta, la persona mette in atto varie forme di difesa nevrotiche che la fanno cadere in una sorta di trappola tessuta con le sue stesse mani che la fa inevitabilmente finire dentro ciò che più teme. In tal modo la la profezia infausta si evolve attraverso un pensiero negativo che in seguito la fa avverare (vedere sopra “profezia auto-avverante)
Il futuro diventa disgraziato non perché è davvero rovinato ma perché la persona è invasa da presagi negativi. E le cose peggiorano perché chi soffre di tale sindrome non viene mai creduta e tantomeno trova alcuno che empatizzi con lei. Per lo più tali persone vengono considerate pazze, squinternate, strambe … e alla fine alcune lo diventano davvero.
Quando non è permessa una pre-visione del destino attraverso una visione immaginale e quindi a-razionale, misterica, simbolica e evocativa, Cassandra si trasforma una sindrome sintomatica ( e psicosomatica) con caratteristiche ansiose-depressive, paranoidi, maniacali.
Prendersi cura della nostra Cassandra inascoltata
Lo psicoterapeuta Pier Pietro Brunelli, da cui ho in parte e liberamente riadattato alcune definizioni e evocazioni dice che una pratica in ogni “complesso” c’è una Cassandra e che va “curata” in maniera non razionale, ma attraverso un’arteterapia “ispirata”, vale a dire che contempli la possibilità di esperire Cassandra interiore attraverso il corpo, il teatro, la creatività o l’espressione artistica

Cassandre interiori disperate, spaventate e addolorate appaiono in psicodrammi e costellazioni e familiari con gesti provocatori, in movimenti di protesta, e nella voce di artisti che non vengono mai presi sul serio, o creduti e né rispettati.
Dal mito omerico, alla letteratura al teatro contemporaneo Cassandra rappresenta una sorta di fine di un’era in cui la così detta “funzione trascendente” di Jung della psiche, e sopratutto la possibilità di agire tale funzione in un atto visionario e immaginale perchè interrotta o impedita dall’irrompere sempre più di una cultura logico-razionale volta a cercare di leggere e controllare il destino sempre e solo con strumenti scientifici oggettivati e convalidati sperimentalmente.
È da qui che nasce “la malattia” di Cassandra: un destino che viene indagato solo per comprendere la realtà fisica piuttosto che quella mitica e immaginale che sottende la psiche e l’inconscio.
La “pre-visione” del destino è sempre più l’obiettivo della scienza moderna e della tecnica, anche dei campi più “umanistici” quali la religione, la poesia, le arti e la psicologia.
La pre-visione è diventata prevenzione, atti cautelativi (che mascherano per lo più interessi politici ed economici) sbocciano e fioriscono per mutare destini e rallentare effetti inevitabili. Le analisi e i calcoli statistici pre-vedono qualsiasi cosa: dai gusti alle oscillazioni di borsa, all’incremento delle malattie e il loro diffondersi, all’orientamento scolastico attraverso test attitudinali, ecc.
Non è che tutto ciò non sia apprezzabile o utile. Queste qualità predittive hanno qualcosa di meraviglioso in sè, ma questo non deve provocare e giustificare l’uccisione di Cassandra, ovvero della sua pre-visione del destino. In altre parole: il pensiero logico-razionale-scientifico che non rinneghi e uccida ogni possibilità di credere, vivere e condividere l’esperienza visionaria e immaginale del mondo interiore.
Entrambi possono convivere, così come convivono le due parti del nostro cervello: quella destra e sinistra, separate e comunicanti attraverso il corpo calloso. E se è vero che la scuola e l’intera società promuovono ed esaltano l’uso della della sola parte sinistra è vero altresì che alla parte destra, così rinnegata, svalutata e messa da parte, va il merito delle scoperte (anche in campo scientifico) e innovazioni tecnologiche, oltre che delle capacità di “problem solving”.

Forse è per questo che ultimamente Cassandra è riemersa, in un brulicare di cellule immaginali e immaginaliste che si muovono in un sottobosco e la riportano in vita in libri e opere teatrali
La sindrome di Cassandra reclama a gran voce che artisti, filosofi, teologi e a tutti coloro che vogliono mantenere viva l’anima umana e la conoscenza dell’invisibile mondo interiore che abbraccia la totalità dell’Essere e del cosmo, di potere vivere con il “non noto”, con l’invisibile, il mistero e lo Spirito.
Nonostante le capacità tecniche e scientifiche predittive e riparatorie l’Anima del mondo urla che il pianeta muore e che lo stesso destino muore.
Occorre una rielaborazione psichica attraverso il mito, gli insegnamenti della tradizione, la mente istintuale e spirituale.
La “cura” di cui ha bisogno Cassandra appartiene alla dimensione naturale, primitiva e poeticamente ispirata.
C’è bisogno di una dimensione archetipica, senza tempo né confini; quella che Jung chiama la “dimensione del Sè” e Hillman il “Fare Anima”, insito nella natura umana risvegliata, che favorisce spontaneamente l’esperienza della trascendenza, senza necessariamente seguire una religione o una corrente filosofica, un maestro o una disciplina in particolare.

Il viaggio visionario segue i sentieri e boschi della valle dell’anima.
La visione dell’anima liberata dall’ansia del destino sta nella relazione tra Eros e Psiche. E’ così che si “fa anima”
Incontra il Sè e “Fa anima” l’artista che non pensa alle gallerie o a come far colpo sui critici in voga, ma che lavora con sentimento autentico alle sue opere. In tal modo la sua Cassandra interiore non si ammala, e può svolgere la sua missione visionaria, divinatoria, riparatrice.
Le forme per incontrare il Sè e fare anima sono tante e differenti fra loro, non sono appannaggio solo degli artisti. Anche il fruitore delle opere d’arte, della musica, della poesia, ecc. quando se ne innamora “fa anima” perchè ne trae bellezza e amore. E questo vale anche per lo sportivo, l’ecologista, il naturalista, ecc.
Fa anima anche il politico che sinceramente si muove per il bene dei suoi compatrioti e dell’umanità intera, della giustizia e della pace.
Fa anima chi ama l’altro non solo per il suo aspetto e mondo esteriore ma anche per quello interiore. Fa anima l’insegnante che educa con empatia e insegna con amore e passione la sua materia.

Fa anima chi raccoglie storie e non permette la “dimenticanza” spargendole per il mondo.
L’amore per il mondo interiore si manifesta quando crediamo in esso. L’incontro con lo spirito può esserci solo se c’è una buona armonia fra amore e psiche nell’anima.
Cassandra è felice dentro di noi quando nella nostra quotidianità ci commuoviamo davanti al primo fiore che sboccia nel nostro giardino, ci stupiamo come bambini e restiamo estatici a naso in su guadando un cielo stellato, ci lasciamo rapire da un tramonto sul mare, ecc., e anche quando riflettiamo con semplicità davanti alle cose semplici (ma fondamentali) della nostra vita (come il nostro cuore che batte o il nostro respiro, p.e.) perchè le vediamo con amore e non permettiamo alla frenesia e alla superficialità di assordarci e renderci ciechi.
Cassandra esulta quando un popolo è liberato da un’oppressore, anche se è a mille e mille miglia da noi, e si rattrista quando viene a sapere di un popolo che soffre.
È in tal modo, con questa visione poetica, immaginale, spirituale, consapevole, armonizzante di noi stessi e degli altri e anche di ciò che è “inanimato” il mondo interiore può avere una sua pre-visione del destino non più così angusta o nefasta come incute una Cassandra inascoltata-incoltivata.
Dentro ognuno di noi c’è una Cassandra che vive in buona connessione immaginale e spirituale con l’invisibile, con l’incrollabile, con l’alterità.
Cassandra sa che il destino è innanzi tutto in mano agli dei, ma anche nelle mani degli umani, e sa anche che quando questa sapienza è perduta allora tutto è perduto.

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