Questo’esortazione è un impeto.
Sembra la cosa più facile di questo mondo non lo è. Non lo è quando stai male, quando vorresti amarti con tutto se stesso ma non proprio non ci riesci – e non ci riesci perché ti senti inadeguato, perché ti senti non accettato, perché ti senti escluso, rifiutato, tradito, abbandonato, dimenticato, perché ti senti invisibile agli occhi del mondo.
Allora non è così facile quest’imperativo.
Così come non è facile innamorarsi.
Innamorarsi non solo nel senso di semplice attrazione fisica che cerca l’esperire di un bisogno fisiologico, ma innamorarsi nel senso proprio di far entrare Eros nella propria vita.
Eros è principio di vita, di amore, e non solo fisico o sessuale, sensuale … ma di amore verso tutto ciò che è vita e vitale.
Non è facile quando non ci si sente accettati e ci si sente rifiutati a un qualche livello, così come quando ci vogliamo innamorare di qualcuno.
Non è che perché lo vogliamo, perché magari riteniamo che quella persona è fantastica che allora accade. Anzi, a volte capita che ci innamoriamo – in realtà più spesso “crediamo di essere innamorati” di veri e propri str****, persone opportuniste che si approfittano dei nostri sentimenti a loro uso e consumo, persone che ci spezzano il cuore senza riguardo alcuno, persone che giocano con i nostri sentimenti e che poi ci mettono da una parte come un giocattolo che non diverte più e passano ad altro.
Innamorarsi è un qualcosa di più di più profondo, è qualcosa che ci tocca e che allo stesso tempo richiede un’attenzione particolare, un andare oltre, un lasciare andare tutti quei pensieri e tutte quelle convinzioni e input sociali che ci dicono che per essere amati e quindi per amare noi stessi bisogna essere perfetti.
Innanzi tutto bisogna essere belli. Sicuramente la donna deve essere giovane deve essere magra, deve essere rigorosamente con la pancia piatta, deve essere un efebo quasi, ma con un seno e un sedere belli grandi … e quindi una cosa ben strana da immaginarsi
Oppure stare allo stereotipo dell’efebo che non è né maschio né femmina e quindi magro, emaciato, inindividuale … e a quel punto lì si ritorna all’invisibilità, a una parte che vuole essere invisibile al mondo ma che allo stesso tempo richiama l’attenzione su di sé non come corpo, non come corpo voluttuoso non come corpo con una massa nella realtà, ma come corpo bisognoso di essere visto.
Ma se noi per primi non ci vediamo, non ci prendiamo cura di noi, non ci nutriamo di cibo, non nutriamo il nostro corpo, e la nostra anima, e il nostro spirito e la nostra mente … come possono farlo gli altri? Non scordiamoci che non siamo solo carne e muscoli … siamo anche altro e ogni parte di noi va nutrita, accarezzata e abbracciata, va fatta sentire accolta e amata.
E quindi si ritorna all’imperativo di amarsi, condizione indispensabile per avere una vita soddisfacente, e anche per amare gli altri, perchè vale il detto che …
se non abbiamo la capacità di amare noi stessi in toto, di accettarci, di apprezzarci … come possiamo amare gli altri?
Come possiamo amare il diverso da noi?
E qui si apre un’altra parentesi: la maschera, la maschera che indossiamo di “falso amore”.
Lo vedo in continuazione, sopratutto sui social: immagini ritoccate, photoscioppate, immagini compulsive nella loro esplicitazione che si affastellano le une sulle altre, maschere di novelli arlecchini, pulcinelle, colombine, ed altre maschere della “commedia”.
In un “mordi e fuggi” alla velocità della luce in pochi vogliono immergersi nella loro profondità, vogliono veramente entrare dentro se stessi
Tutto questo per dire che amarsi non è facile, per dire che amarsi, come amare un’altra persona, è un processo che richiede un percorso, naturale per chi ha le chiavi del giardino di Eros e vi va sovente, ma irto di ostacoli per chi ancora non ha queste chiedi e non sa dov’è questo giardino delle delizie, e ancor più per chi le chiavi le ha perdute o lanciate in mare in preda all’ira e al dolore.
Queste chiavi sono un tesoro che si può recuperare scendendo per qualche gradino in noi stessi. Afrodite ci verrà incontro e ce le porgerà con un sorriso se la inviteremo con grazia.
L’innamoramento comincia con un’infatuazione iniziale, e quella è la scintilla dalla quale si parte, dalla quale parte anche l’amore per sè stessi: una scintilla che piano piano diventa fiamma, diventa un piccolo fuoco-focolare all’interno di noi stessi che ci scalda e illumina, e del quale vogliamo prenderci cura.
In che modo?
Imparando ad alimentarlo affinché non si spenga, facendolo restare sempre acceso, come facevano le vestali nei Templi di Estia, la dea del focolare, del fuoco sacro.
Ed è lei che ci viene in aiuto e ci guida nell’arte del “prendersi buona cura di noi”, per esempio attraverso la compassione per i nostri dolori passati e presenti, dolori che tutti abbiamo avuto o forse abbiamo proprio adesso. Compassione e accompagnamento anche per la necessità di toglierci la maschera della perfezione ad ogni costo, quella di essere simpatici, di essere onnipresenti e onnisapienti, e chissà quante altre!
La maschera va tolta, va fatto vedere il proprio volto, a noi stessi prima che al mondo. A noi per primi, e poi, quando ci saremo rafforzati nella nostra autostima, saremo pronti per farci vedere al mondo.
Mettiamoci davanti allo specchio e guardiamoci davvero, negli occhi. Allunghiamo poi una mano a toccarci il volto riflesso.
Forse possiamo renderci conto che l’immagine riflessa a volte non riflette che siamo ma la maschera che ci siamo messi, ma se poi ci mettiamo allo specchio dopo abbiamo tolto questa maschera allora vediamo dei buchi, dai quali quali emergono le nostre ombre e come dice Lewis Carrol bisogna attraversarlo questo specchio se vogliamo ritrovare noi stessi e se vogliamo in qualche modo che lo specchio ci rimandi la nostra immagine più vera e ci sia amico anziché nemico.
Mi piace vedere la strega di Biancaneve come colei che si pone allo specchio con una maschera e che a un certo punto lo specchio le rivela che è una maschera e inizia il suo viaggio per ritrovare la sua vera immagine Biancaneve e Grimilde non sono che le due immagini dello specchio.
Grimilde non accetta una nuova parte che è nata e cresciuta in lei . Troppo presa dal mantenere la sua maschera e assicurarsi che nessuno si accorga che la indossa – finché lo specchio le rimanda che è lei la più bella reame – lei è tranquilla, non vacilla. Il suo segreto è al sicuro.

Ma un giorno accade qualcosa: quella piccola parte di sè che non ha mai considerato fa sentire la sua voce e allo specchio arriva un eco. Ecco allora che lo specchio rimanda qualcosa di diverso: il suo segreto è stato scoperto. Non va aldilà dello specchio, rimane in superficie e ricaccia nel bosco questa parte di sè, ingenua e spaventata.
Non riuscirà ad uccidere quella parte: che farà il suo viaggio dell’eroe attraverso il bosco e l’incontro con i nani-minatori-esperti delle profondità e raccoglitori di tesori.
Grimilde non accetta una parte di sè, non accetta la sua vera bellezza.
Inizia una lotta interna, incomincia a perseguitare la giovane fanciulla – incomincia ad autosabotarsi.
Ad un certo punto anche lei dovrà intraprendere il suo viaggio attraverso il bosco, e lo fa nell’unica maniera che conosce: travestendosi, invecchiandosi e inizia ad usare trucchi e tranelli per liberarsi di questa parte.
Ad un certo punto sembra quasi che ci sia riuscita. Ma questo le è fatale: ha dato la mela avvelenata a Biancaneve, ma questa ha delle risorse che le vengono in aiuto – e qui si potrebbe stare un’ora a dispiegare la simbologia degli animali, dirò solo quindi che le parti di sé più primordiali più primitive, quelle che sono a contatto con il tesoro e che proteggevano questa nuova parte che si è presa amorevolmente cura di loro e li ha risvegliati in una nuova vitalità adesso hanno il coraggio di uscire dalla miniera e dalla foresta e rincorrere Grimilde al di là del bosco-subconscio, verso la superficie, fino a fino alla rupe da cui cade la vecchia parte.
La vecchia immagine che abbiamo di noi ha da morire per far rinascere una nuova parte.
Apparentemente sembra morta anche l’altra parte che ha mangiato qualcosa di nocivo, il frutto della vita e della morte.
In realtà Biancaneve sta dormendo, così come stava dormendo Aurora, in attesa che la vecchia parte morisse.
Entrambe le fanciulle – metafore della nostra anima addormentata ( a causa di un trauma, della depressione o quant’altro che ha spento la vitalità) in attesa di risvegliarsi a una nuova vita.
Per ritrovare forza ci vuole riposo e ci vuole anche il lasciare che altri si prendono cura di noi quando noi non siamo in grado di farlo e quindi questo sonno apparente possiamo vederlo come una discesa all’interno di noi.
Nel frattempo tutto il sottobosco si muove: tutti gli animaletti del bosco si sono mossi per andare a chiamare i nani e questi si sono mossi per rincorrere Grimilde e poi per creare uno spazio in cui Biancaneve sia vista dal mondo. Allora le altre energie, altri istinti si muovono e il principe che non è altro che è un’altra parte di Biancaneve-Grimilde arriva al galoppo e riconosce una fanciulla aveva già visto. Era una parte di sé con il quale era già entrato in contatto per un momento fugace. Apre la bara di cristallo e bacia Biancaneve e il calore del bacio riattizza il fuoco vitale.
Secondo un’altra versione della fiaba la bara di cristallo cade mentre i nani (o i servi del principe) la trasportano e si rompe. Biancaneve sussulta e vomita la mela avvelenata.
Le fiabe sono uno splendido metafora che arriva subito al subconscio, baipassando la mente cosciente.
Tutto è molto semplice segue un filo logico ma c’è un un qualcosa per risvegliare un’ autostima addormentata: c’è bisogno di fare un viaggio
Lo specchio non è che un mezzo che permette alle nostre risorse interiori di venirci incontro e di aiutarci nel risveglio, che può avvenire dopo pochi giorni come nel caso di Biancaneve o dopo molti anni come nel caso della bella addormentata.
Ma come tutti sappiamo il tempo nelle fiabe fa parte del c’era una volta, di un passato indefinito, di un tempo indefinito perché ognuno di noi è unico anche nelle sue tempistiche.
Quindi andiamo a incontrare le nostre risorse affinché ci aiutano ad affrontare le nostre ombre, i nostri limiti e le nostre paure.
Prendersi cura di noi vuol dire anche questo, permetterci di risvegliarci alla nuova vita che abbiamo sempre voluto vivere
Tutto avviene nel sonno-nello stato di non-veglia/vitalità, e per questo anche nel percorso del risveglio è così importante il rilassamento profondo con delle visualizzazioni, che sono il sogno che noi facciamo mentre siamo deste, e servono per ricaricare le batterie , per riprendere forza mentre prendono vita sempre di più le nostre risorse che ci aiutano a combattere gli ostacoli e con questi le paure.

Riassumendo:
Innamorarsi di sè è risvegliare la propria autostima addormentata, è intraprendere un viaggio per conoscersi davvero, per recuperare il senso del proprio valore e dell’amor di sè e per sè, per poi poterlo donare al mondo.
Le fiabe ci aiutano a vedere come può essere questo viaggio nella sua globalità nella sua spazialità, nella sua atemporalità.
Questo è un viaggio che ci fa incontrare noi stessi, che ci fa scendere nei nostri inferi per poi riemergere forti, ben desti e con una grande energia e voglia di fare perché la vitalità è di nuovo entrata in noi
Noi ci siamo presi il tempo per noi stessi, per leccare le nostre ferite, per rinvigorire le nostre risorse, per prendersi cura di noi e abbiamo avuto compassione, abbiamo pianto come le tre fate che adagiano sul letto Aurora, e come i nani che trasportano la bara di cristallo …
Abbiamo compassione delle parti dolenti di noi, e se occorre attraversiamo il lutto per quella parte di noi che ci lascia, anche se ci hanmesso i bastoni fra le ruote ci ha anche fatto un dono grande: un nuovo risveglio.
E se volete fare questo viaggio dentro di voi con me come guida ne sarò onorata e vi invito a cliccare qui per avere maggiori informazioni
… e come diceva Frida Kahlo
Innamorati di te, della Vita, e dopo di chi vuoi.