Si può dire che la fiducia in sè stessi è figlia dell’Autostima. Non può esistere senza questa.
E questo rapporto a me piace paragonarlo a quello mitico-archetipico di Demetra-Persefone.
Demetra rappresenta l’archetipo della madre e Kore (primo stadio di Persefone) la figlia.
Kore-Persefone non sarebbe potuta esistere senza Demetra. Poi diventa una cosa a sè stante. Si sviluppa, cresce e da Kore (fiducia in nascita-fanciulla diventa Persefone fiducia in sè stessi e nelle proprie capacità sviluppate al massimo livello – Quella di regina degli inferi – colei che guida, gestisce le ombre e da loro valore e un senso )
La fiducia influenza qualsiasi risultato perchè è fondamentale. Ho detto prima che è figlia dell’autostima.
L’autostima è come una pianta rigogliosa, la fiducia è come il fiore che da essa sboccia.
La pianta può avere fioriture lunghe o brevi, due volte all’anno o una volta ogni 5 anni …. Questa è la fiducia che sboccia a intervalli più o meno regolari, e questo vuol dire che ha alti e bassi, che si alza o si abbassa.
Ma se non c’è la pianta rigogliosa e sana il fiore non sboccia.
L’autostima invece non si alza o si abbassa: o c’è o non c’è.
mi spiego meglio: esiste perchè è con noi dalla nascita ma può essere “spenta” – “addormentata” . È come un seme che è emerso
Mi piace parlare per metafore, perchè è il linguaggio delle storie, e le storie parlano al cuore, all’anima.
Dalla Premessa che vi ho fatto è chiaro che la fiducia in sè stessi si sviluppa dall’autostima, ovvero dalla stima che diamo a noi stessi.
La stima non è altri che il VALORE che ci attribuiamo, quanto crediamo di contare.
Tutti nasciamo con un’autostima perfetta, integra. E’ parte di noi e in noi fin dalla nascita. Come d’altronde anche altre parti che alcuni credono di non possedere, … p.e. la creatività.
Crescendo, iniziamo a inserire dentro di noi delle credenze, le famose CONVINZIONI, fin da piccoli.
Cosa ci viene detto, insegnato, con linguaggio sia verbale che non verbale – pensate alle famose “occhiatacce” o alla “non attenzione in un momento particolare” condizionano il valore che ci attribuiamo e quindi possiamo crescere credendo di non valere perchè veniamo trattati come tali o perchè percepiamo questo.
A un qualche livello ci sentiamo “non amati” e iniziamo a “non amarci” – a ritenerci non degni d’essere amati e che questo è per colpa nostra.
Certamente sono tutti meccanismo inconsci e non mi voglio soffermare qui su questi meccanismi e su come funziona il nostro cervello, anche se credo che sia miglior base da cui partire perchè è la conoscenza che ci rende liberi, e come dice Alejandra Sastre “ il successo che non ottieni è per la conoscenza che tu non hai.”
Questo vale anche per la fiducia in sè stessi e per l’autostima.
Comprendere come funzioniamo ci permette di funzionare al meglio.

L’autostima è come le fondamenta di una casa. Se non ci sono non possiamo costruire nulla. Se viviamo in una casa prefabbricata, senza fondamenta, la prima tempesta la butterà giù.
Abbiamo detto che nasciamo con autostima, è come come una luce che è accesa in noi.
Ad un certo punto questa luce può spegnersi e farci credere che non valiamo niente. Ci sentiamo inferiori agli altri. Facciamo continui confronti e non ne usciamo mai vincitori.
In questo stadio si può sviluppare una “falsa autostima” che spesso si trasforma in arroganza e che ci fa credere che valiamo più degli altri, che siamo migliori degli altri. A volte può essere un atteggiamento superficiale per prendere in giro il mondo circostante o per coprire ciò di cui siamo consapevoli: ci sentiamo inferiori ma indossiamo questa maschera … per vari motivi. Altre volte invece la maschera si è così attaccata alla pelle che non ne siamo nemmeno consapevoli d’avere una maschera e ci sentiamo davvero migliori o superiori agli altri. Questa è arroganza, falsa autostima.
La vera autostima non fa sentire né inferiori né superiori agli altri. La vera autostima è consapevolezza del proprio valore in quanto esseri umani. La consapevolezza che siamo esseri umani unici nelle nostre caratteristiche e colori, come il resto del creato.
Pensate ai fiori, agli alberi, agli animali. Nessuno è identico all’altro e ognuno ha un suo scopo nel grande Disegno.
Anche noi, facciamo parte di questo meraviglioso disegno e quando crediamo di valere si apre un mondo di possibilità che ci indirizza verso il contributo che possiamo dare a questo mondo. E non deve necessariamente essere qualcosa che scatena i massimi sistemi: ogni piccola goccia di gentilezza può cambiare la giornata a qualcuno, ogni gesto di apprezzamento e di rispetto può cambiare la giornata a noi stessi e agli altri.
La nostra luce brilla perchè è accesa, e non gli interessa di sovrastare qualcun altro. Casomai lo illumina.
Nel mio corso, per accellerare la comprensione di come mettere in moto il risveglio al subconscio parlo con la metafora di una storia.
Paragono l’autostima alla Bella addormentata (Aurora – la prima luce del giorno). I condizionamenti esterni l’hanno fatta addormentare. Ad un certo punto si risveglia.
Il principe Filippo, le fate che lo aiutano, e anche le prove a cui Malefica sottopone tutti quanti nella storia) non sono altro che le gli ostacoli e le risorse che agiscono affinché sia possibile questo risveglio e il lieto fine
Noi possiamo andare a riattivare le nostre risorse e affrontare le nostre ombre in modo da risvegliare la nostra autostima addormentata.
A volte un percorso spaventa, non siamo pronti per lavorare su di noi, e poi qui si va a lavorare sul nocciolo duro del 99% dei problemi che ci portiamo dietro. I mostri delle “giustificazioni e resistenze” avanzano a 100 all’ora quando si deve prendere un toro per le corna.
Proviamo allora a cominciare con un piccolo grande passo:
Ripetiamoci questo mantra:
Io valgo. Io valgo così come sono.
e poi un esercizio, giornaliero:
Ripetere questo mantra davanti allo specchio, ogni santo giorno.
A poco a poco inizierete a vedere un processo che ha del magico.

FIDUCIA
A quel punto inizierà a rifiorire anche la fiducia che abbiamo in noi stessi, legata molto alla fiducia nelle nostre capacità.
Come?
- Facendo, cadendo e rialzandoci. Con determinazione e costanza.
- Prendendo ad esempio i bambini quando imparano a camminare, che non mollano finché non hanno imparato
Ammettiamo adesso il caso che invece l’autostima ci sia.
- Perchè allora manca la fiducia nelle proprie capacità?
- Perchè non ci fidiamo di noi stesse?
La fiducia nelle nostre capacità può mancare per vari motivi, e ogni caso è unico e particolare e merita un’analisi e un percorso differente, …
… ci sono però elementi che spesso sono comuni:
So cosa volete chiedermi ora:
- Perchè “molliamo”?
- Perchè non ci rialziamo?
Perchè abbiamo perso la fiducia.
Eh sì, è un circolo vizioso
Ecco come funziona:
Esempio 1:
Sei in una relazione felice. Diventa infelice. O anche no.
La relazione finisce. Ne sei distrutta.
Perdi fiducia nelle tue capacità di stare in una relazione, di costruire un rapporto, di comunicare i tuoi bisogni nel modo corretto, di saper ascoltare l’altro, d’essere abbastanza attraente, ecc.
Passa del tempo, incontri un’altra persona fantastica. Entri in una nuova relazione. Va bene per un pò e poi finisce anche questa.
E così via.
Dopo la seconda, quarta o decima relazione finita (questo dipende dalle caratteristiche individuali e dalla storia personale) non riesci più a fidarti di qualcuno, smetti di metterti in gioco in una relazione amorosa perchè hai paura di soffrire di nuovo.
In realtà non hai più fiducia nel tuo giudizio riguardo alla tua scelta in fatto di uomini, non senti più la voce del tuo intuito, ti rendi conto che hai perso te stessa, ecc.
Potresti anche sentire che hai tradito te stessa in qualche modo, che hai perso la tua integrità. In poche parole: ti sei resa inaffidabile ai tuoi occhi.
Oppure potresti non fidarti delle tue capacità di stare in una relazione e inizi a ripeterti frasi scontate, frutto di secoli di condizionamenti patriarcali che la maggior parte di noi ha stampato a fuoco nel cervello, spesso inconsapevolmente frasi del tipo: “ non sono abbastanza bella/brava a letto/brava in cucina/brava a …. per tenermi un uomo”.
Il non sentirsi abbastanza fa più danni di Napoleone!!!
Se il non sentirsi abbastanza è un tuo tarlo ecco allora un altro piccolo grande esercizio da fare giornalmente:
Scrivi sul tuo specchio, con il rossetto più rosso che hai: IO SONO ABBASTANZA!. Ogni mattina te lo ritroverai davanti mentre ti lavi il viso e i denti e … col tempo … darà i suoi frutti
L’esercizio me lo ha ispirato la grande Marisa Peers.
Esempio 2:
Lavori a un progetto da mesi. Ne sei entusiasta. Ci hai messo un sacco di energie e di tempo e adesso finalmente lo vai a presentare. Non piace.
Ne sei devastata. Ma siccome sei di natura ottimista prendi le critiche e i suggerimenti ricevuti e inizi un nuovo progetto. Ci investi anche dei soldi per testarlo su instagram, e sembra che dia un barlume di risultati. Ma poi niente, il lancio va male, e sei punto e a capo.
Questa volta però non ti rimbocchi le maniche valutando cosa è andato storto e cosa può essere migliorato, cosa tenere, ecc.
No, stavolta ti stravacchi sul divano con dieci serie di Netflix e un freezer pieno di gelati. Prendi 5 kili in un mese.
Ogni giorno che passa ti senti sempre peggio, sempre più incapace e inconcludente. La frustrazione è alle stelle.
L’apatia e sfiducia regnano sovrane.
Non riesci a rimetterti davanti al computer.
Ti rendi conto che stai perdendo tempo prezioso, che stai buttando alle ortiche mesi di lavoro.
Non riesci più ad investire su di te. Ti sei arresa.
Ma è proprio così?
Raramente lo è davvero.
Questo torpore può durare qualche giorno o qualche settimana.
In alcuni casi, quando vi contribuiscono anche altri fattori – i famosi periodi in cui non ne ne va una bene e tutto sembra complottare contro di te – per mesi ti ritrovi in questo stato.
Che fare?
Alzare il c****
Non c’è programma motivazionale che tenga.
L’unica cosa da fare è uscire dalla zona di comfort creata come una cuccia sul divano, scrollarsi il gatto di dosso e riprendere in mano la propria vita.
Come ?
Spengendo la tv, ripiegando il plaid e andando a fare una mega doccia energizzante, ci diamo una riassettata e andiamo a fare una bella passeggiata (se possibile su un lungofiume o in un parco – basta che sia del verde!) con in mano miniregistratore in cui dettare il nostro planning per il prossimo progetto.
Poi si torna a casa, si accende il computer e si trascrive passo passo il da farsi e si comincia dal punto 1 della lista … e così andare …
A questo poi si aggiungono esercizi vari per non ricadere nell’apatia ecc. ma il punto fondamentale è 1: fare un’azione, e poi un’altra e poi un’altra …. Piccole, banali … come alzarsi dal divano, farsi una doccia, fare una passeggiata … azioni che hanno uno scopo più grande: riconnessione con sè stesse.
Riassumendo
La fiducia in noi stessi influenza i nostri risultati in qualsiasi ambito della nostra vita e per questo è importante diventare consapevoli del circolo vizioso nel quale siamo entrati. Per uscirne e … come dico sempre per “usare ciò che siamo (fondamentale è la conoscenza-consapevolezza di sè) per diventare ciò che vogliamo.
Diventare ciò che vogliamo è un concetto ampio, che comprende sia il diventare la versione migliore di noi stessi – non perchè non andiamo bene così come siamo ma per arrivare a tirar fuori il meglio di noi, ogni nostro talento e potenzialità, e quindi è anche riuscire ad esprimersi nella nostra completezza e integrità nella quotidianità, nelle relazioni e nel nostro lavoro.