La mente è di per sè creativa
La creatività è la principale attività della mente umana
Calamandrei
Quando una persona elabora un processo creativo si attivano varie regioni del cervello, e questo ci dice che la creatività è un prodotto, la somma fra processi cognitivi ed emozioni.
Creativo è il modo in cui la nostra mente funziona: è predisposta a scomporsi e ricomporsi. Questo ci permette di affrontare i continui cambiamenti dell’ambiente in cui viviamo e agiamo.
Le idee che generiamo, il modo con cui affrontiamo la realtà e i problemi concreti, il modo in cui la mente mescola le carte in tavole come la più abile fra gli illusionisti, i flash che sopraggiungono durante la meditazione e la visualizzazione, i sogni ad occhi aperti e ad occhi chiusi, l’evitamento di un pericolo, il rimuovere un ostacolo, l’apparente beato far “niente” ozioso … tutto brulica di creatività.
La mente filtra gli stimoli che percepisce, li organizza per dare loro un senso e per risolvere i problemi che si trova a dover affrontare. Nel fare tutto ciò è molto “creativa”; infatti produce delle ipotesi differenti e continui confronti per ogni stimolo che riceve.
Per esempio: una sedia è una sedia ma la mente la configura in vari modi:
- come qualcosa su cui sedersi (serve per riposarsi);
- come qualcosa su cui salire per prendere qualcosa in uno sportello alto della cucina (serve per arrivare a prendere qualcosa che sta in alto);
- come qualcosa da usare con gli amici (serve per giocare con gli amici al “ferma la musica!”, per ridere e divertirsi!)
La creatività è anche risposta all’angoscia
E’ il suo percorso salvifico, nato molte epoche prima dell’avvento della parola. E’ il sentiero che conduce dall’angoscia alla creazione.
E’ anche risposta dell’assenza dell’Altro.
L’atto creativo avviene in solitudine e chi crea sta rendendo visibile un mondo segreto della sua mente. E poi si rende conto di essere solo: nessuno lo sta accompagnando in questo suo percorso, nessuno sa, nessuno capisce. Lo sguardo ammirante sulla sua opera diventa quindi necessario perchè consola e spinge a continuare la sua opera incessante. E’ lo sguardo della madre, che poi prende nome di pubblico.
L’ illuminazione, l’ispirazione, l’impulso creativo non sono che una relazione fra la mente e il mondo.
Riporto qui una frase bellissima, che mi ha profondamente toccata, ma purtroppo non ricordo chi l’ha scritta:
“ Il rapporto fra mente e corpo non sono che un faticoso tentativo di accordo che lascia sempre insoddisfatti. La realtà impone vincoli che la mente a riposo poi ignora. La mente si arrende alla realtà per donare all’organismo sopravvivenza e adattamento, la realtà cede terreno alla potenza ricombinante della mente in modo che generi forme nuove. La mente vuole autonomia e per ottenerla dipende dall’altro e poi se ne stacca e trema e lo cerca, e poi se ne libera ancora.”
La creatività è dinamica, nasce dall’interazione tra istinto e comprensione, emozione e attenzione, apertura e scelta.
La sua complessità si rispecchia perfettamente nel cervello che, se stimolato dalla ricerca di soluzioni alternative, mette in moto una fitta e intricata rete neuronale.
In quali area cerebrale si situa la creatività?
La ricerca sulla creatività si è sviluppata soprattutto negli ultimi 60 anni con modalità diverse da quelle usate negli studi su memoria o attenzione.
Mentre tali funzioni possono essere studiate in un laboratorio con specifici test, è difficile operare così con la creatività perchè non è possibile esprimerla “ a comando” per fare un test in laboratorio.
Originariamente la creatività era considerata una funzione dell’emisfero destro, per cui l’idea principale era che i creativi utilizzassero soprattutto l’emisfero destro, mentre le persone razionali, meno creative, usassero principalmente l’emisfero sinistro.
Questa teoria è stata per lungo tempo al centro delle credenze principali sull’ argomento, ma ad oggi appare troppo semplicistica, vista la complessità del cervello.
L’applicazione di alcune tecniche di neuroimaging allo studio della creatività hanno mostrato un coinvolgimento della corteccia prefrontale nella formazione del pensiero divergente (Folley-Park, 2005; Dietrich-Kanso, 2010).
Nello specifico, le zone interessate da suddetta fase sarebbero l’area destra della sezione ventro-laterale (Goel-Vartanian, 2005) e sinistra (Chavez-Eakle e coll., 2007).
Secondo altri esperimenti le parti corticali e sottocorticali sollecitate dalla produzione immaginifica sono differenti.
Sembra non esserci un accordo unanime tra i ricercatori su quali siano le precise aree cerebrali coinvolte nel processo creativo.
Tuttavia è abbastanza chiaro che è coinvolta la corteccia prefrontale, anche se ancora non si sa in che misura.
Le tendenze più recenti sono quelle di considerare la non esistenza chiara di una lateralizzazione emisferica per la creatività e l’esistenza di diverse aree cerebrali attivate a seconda della natura del processo creativo in atto.
Quando gli esseri umani sono impegnati in un qualsiasi tipo di processo creativo, si attivano un gran numero di regioni del cervello.
Le stesse regioni cerebrali sono quelle che si attivano anche in molti processi cognitivi cosiddetti “ordinari” (per esempio: per la memoria, l’attenzione, il controllo, il monitoraggio delle prestazioni).
Questi studi quindi suggeriscono che la creatività può essere considerata il prodotto di una complessa interazione tra processi cognitivi “ordinari” ed emozione.
Forse le future ricerche identificheranno specifiche aree cerebrali per i processi creativi, ma questo sforzo richiederà una maggiore divisione del concetto di creatività in diversi sotto-processi, in quanto la creatività, come costrutto generale e univoco, non pare essere chiaramente localizzabile.
Non ci sono quindi ancora dati certi. Quello che sappiamo è che essa nasce da un intenso dialogo fra neuroni.
Trovo che sia affascinante questo suo giocare a nascondino negli anfratti del nostro cervello, e il non lasciarsi definire e “inscatolare”
La Dopamina potrebbe essere la molecola della creatività
Ci sono degli studi fatti sui malati di Parkinson che sembrano mostrare un ruolo cruciale della dopamina nella creatività.
La dopamina è una sostanza chimica coinvolta principalmente nel controllo delle emozioni e degli impulsi, oltre che nelle normali funzioni motorie. Questa sostanza, carente nei malati di Parkinson, quando viene innalzata grazie all’effetto dei farmaci dopaminergici produce un aumento della produzione creativa.
Nel 2001 Scrag e Trimble descrissero un paziente parkinsonismo che iniziò a scrivere poesie di alta qualità durante i primi mesi d’assunzione del farmaco dopaminergico.
Nel 2006 Walker, assieme ai suoi collaboratori, hanno riportato un aumento della produttività nel caso di un artista che, con i farmaci dopaminergici, ha incrementato la sua attività di disegno.
Nel 2009 Kulisevsky, con i suoi collaboratori, hanno riferito il caso di un paziente che prima di ammalarsi di Parkinson dipingeva e in seguito ad un aumentato della dose di farmaci dopaminenrgici ha incrementato la sua attività pittorica rispetto al passato.
Tali osservazioni stimolarono ulteriori osservazioni e studi in merito a un collegamento creatività-dopamina.
L’aumento della creatività non è stato comunque l’unico fenomeno osservato. Infatti sembra che una dose eccessiva di farmaci tenda a produrre un’alterazione del controllo degli impulsi (sindrome da disregolazione dopaminergica), per cui i malati di Parkinson iniziano a mostrare comportamenti privi di freni inibitori e tendenti all’ossessività. Quindi la creatività, osservata nelle persone affette da malattia di Parkinson, potrebbe essere solo un sintomo della sindrome da disregolazione dopaminergica (DDS), causata dai farmaci.
Nonostante ciò, non tutti i pazienti parkinsoniani, in seguito ad un aumento della sostanza nel cervello indotta dai farmaci, mostrano una spinta alla produzione artistica, quindi gli effetti della dopamina sulla creatività non sono ancora chiari
De Manzano e collaboratori nel 2010 suggeriscono un importante ruolo del recettore D2 della dopamina nel talamo, il quale pare svolgere un’azione importante sulla creatività negli individui sani. Il talamo ha un’azione importante nel cervello dal momento che funziona come una sorta di filtro cerebrale, che setaccia le informazioni che arrivano nelle aree della corteccia responsabili, tra l’altro, della cognizione e del ragionamento. Secondo gli studi degli autori avere meno recettori D2 nel talamo, dall’effetto inibitorio, comporterebbe un grado minore di filtrazione del segnale e quindi un flusso maggiore di informazioni dal talamo alla corteccia.
Le persone molto creative, in base ai test sulle capacità di pensiero divergente, hanno proprio mostrato una minore densità di recettori D2 nel talamo rispetto a chi, dai test, è risultato meno creativo.
Anche se ancora non sono conosciuti gli effetti specifici della dopamina sulla creatività nel cervello sano, la densità dei recettori D2 potrebbe essere la spiegazione circa la vasta gamma di differenze creative che si riscontrano nelle persone.
Questa parte sugli effetti della dopamina è stata tratta da www.stateofmind.it
Approfondisci il tema della creatività leggendo anche:
- che cos’è la creatività
- il pensiero creativo
- blocchi creativi
- i 7 killer della creatività
- creatività: un talento innato o una capacità che si può acquisire?
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