La Ruota del Tempo

Litha – Il Solstizio d’Estate

Il Solstizio d’estate è anche detto Litha o Le Erbe.

Il 21 Giugno è conosciuto come il giorno più lungo dell’anno, in quanto il Sole culmina allo zenith, cioè nel punto più alto della volta celeste.

Nell’esatto mezzogiorno astronomico le ombre degli edifici e dei pali scompaiono del tutto; al tropico del Cancro è possibile osservare l’immagine del disco solare nel fondo dei pozzi, riflesso dall’acqua anche a decine di metri di profondità, e lo stesso fenomeno si ripete il 21 dicembre (solstizio d’inverno) al tropico del Capricorno.

La durata del giorno è massima nell’emisfero boreale e minima in quello australe. Le giornate iniziano a decrescere nell’emisfero boreale e a crescere in quello australe.
Il Sole sorge a Nord-Est e tramonta a Nord-Ovest.

Il termine “Solstizio” significa “Sole stazionario” e indica che in quel momento il Sole né si alza né si abbassa rispetto all’equatore celeste, sembra cioè fermarsi, per alcuni giorni, in un punto preciso, sorgendo e tramontando sempre nella stessa posizione, finché, il 24 Giugno (o il 25 Dicembre) ricomincia a sorgere, giorno dopo giorno, sempre più a sud sull’orizzonte, determinando, in maniera graduale l’allungarsi o l’accorciarsi delle giornate.

L’umanità omaggiava il Sole, fonte e simbolo principale della vita e del divino, che si ergeva. Il cambio del percorso del Sole, che dal 24 giugno riprendeva la sua corsa, era visto come un ripartire del ciclo stesso della vita.

Un riferimento astronomico molto importante, come abbiamo visto è l’equatore celeste. Si tratta della proiezione (immaginaria) sulla volta celeste dell’equatore terrestre: è un semicerchio e mostra il percorso del Sole.
Durante gli equinozi (primavera e autunno) si ha parità fra giorno e notte: dodici ore di luce e altrettante di buio.
In tutti gli altri giorni dell’anno il percorso giornaliero del Sole è parallelo all’equatore celeste: in primavera ed estate si ha un percorso maggiore dell’equatore celeste, quindi il giorno prevale sulla notte, in autunno e inverno accade esattamente il contrario.


Molti credono che il 21 Giugno sia l’inizio dell’estate, ma non è così: l’estate inizia a Beltane, il 1 Maggio.
Il 21 Giugno è quando l’estate raggiunge il suo culmine, ed è per questo che Litha è anche chiamata Midsummer (mezz’estate, per citare Shakespeare).

È il momento in cui si festeggia la fine dell’anno crescente e l’inizio di quello calante. 

Uno fra gli scritti più pregnanti di René Guénon, il metafisico di Blois, scriveva:

Per quanto l’estate sia in genere considerata una stagione gioiosa e l’inverno una stagione triste, per il fatto stesso che la prima rappresenta in certo modo il trionfo della luce e il secondo quello dell’oscurità, i due solstizi corrispondenti hanno nondimeno, in realtà, un carattere esattamente opposto […]. Infatti, ciò che ha raggiunto il suo massimo può ormai solo decrescere, e ciò che è giunto al suo minimo può invece solo cominciare a crescere.


Il clima segue invece un ritmo sfasato: le temperature più calde dell’anno giungeranno dopo il solstizio estivo, per via dell’inerzia termica: anche per questo non tutti si avvedono pienamente della “crisi” che caratterizza il periodo solstiziale. 

Le feste Solstiziali

Entrambe le feste solstiziali hanno origini antichissime: le troviamo già migliaia di anni prima dell’era cristiana, legate a culti della fertilità nelle prime società agrarie a noi note, da quelle della valle dell’Indo a quelle accadiche, mesopotamiche e nelotiche.
Ma possiamo anche andare molto più indietro nel tempo, alle origini stesse della ritualità pre-istorica, ai culti solari legati alle stagioni. In tal senso pensiamo a Stonehenge, o alle feste di Rama.
La festa d’estate era quella della Riconoscenza, in cui gli agricoltori offrivano le messi copiose del raccolto agli dei generosi e benevolenti.

Le feste del solstizio sono state celebrate da sempre in tutte le culture umane. Per gli antichi greci il solstizio estivo era la “porta degli uomini”, attraverso la quale si accedeva al mondo della creazione. 

Alfredo Cattabiani scrive nel suo “Lunario”: 

Omero descriveva nell’Odissea un misterioso antro dell’isola di Itaca nel quale si aprivano due porte. Il poeta spiegava che la porta degli uomini è rivolta a Borea, cioè a Nord (e infatti al solstizio estivo il sole si trova a nord dell’equatore celeste), mentre quella degli dèi e degli immortali è volta a Noto, ovvero a sud, perché l’astro al solstizio invernale si trova a sud dell’equatore.

Nell’America precolombiana, in Perù, il dio Sole (Inti), personificato dall’imperatore, riceveva in sacrificio animali, frutta e altri raccolti, tutti elementi legati alla natura Questo affinché il dio fosse propizio in vista dei raccolti estivi. 

Il solstizio era inoltre un giorno importante anche nei riti celtici e in quelli indoeuropei. 

La trasversalità di queste tradizioni, comuni a popoli così diversi, è facilmente spiegabile. I riti e le pratiche erano basate sulla semplice osservazione dei corpi celesti. Questi fenomeni erano visibili in tutte le zone del mondo, da tutte le culture.

Le giornate solstiziali nelle tradizioni precristiane erano sacre e ancora oggi ciò si riflette in una festività cattolica che cade qualche giorno dopo il solstizio canonico, al 24 giugno, quando nel calendario liturgico della Chiesa latina si ricorda la natività di San Giovanni Battista, che sarebbe nato esattamente sei mesi prima di Cristo. Il 25 dicembre, giorno in cui il sole ricomincia la sua corsa dopo il solstizio d’inverno, coincide invece con il Natale.

Il matrimonio dell’Acqua e del Fuoco

Fin dall’era antica gli uomini avevano notato certi movimenti astronomici. Inoltre in questo giorno il Sole, simbolo del fuoco, entrava nel segno del Cancro, segno d’acqua dominato dalla Luna. Così, secondo l’immaginario, il Sole e la Luna, il fuoco e l’acqua, si univano. La luce e l’ombra, il maschio e la femmina, il positivo e il negativo: quando tutto si fondeva, si otteneva un “matrimonio divino” e si generavano energie positive e benefiche sull’intero pianeta. 

Simbolicamente questo fenomeno è rappresentato dalla stella a sei punte dove il triangolo di Fuoco e il triangolo dell’Acqua si incrociano. Tali nozze simboliche segnavano il passaggio tra il mondo dell’uomo spaziale e temporale, con il  mondo divino eterno. 

All’inizio il creato esisteva come un tutto spirituale, poi grazie alle nozze divine sempre rinnovate avviene la “discesa” nella materia e con essa la suddivisione in due poli: maschio e femmina, luce e tenebra, positivo e negativo.
Secondo gli antichi, la luna, l’acqua del mare e la donna erano la stessa cosa: rappresentavano il mistero della vita. Il Solstizio era quindi visto come il giorno della fecondazione. Le acque e la terra, in quanto generatrici di fecondità e fertilità rappresentavano gli strumenti e i segni per stabilire il rapporto con il sacro al di fuori della dimensione umana.

A questo proposito ricordiamo il culto della Grande Madre Terra.

Ancora oggi continua il culto delle acque, sante o benedette, come purificatrici e generatrici perché le acque sembrano possedere e ripetere il meccanismo della creazione e della crescita. Basta pensare a tutte le fonti miracolose sparse su tutta la Terra.

Comunicazione fra visibile e invisibile

Le antiche tradizioni collegavano questo periodo dell’anno con la comunicazione diretta fra visibile e invisibile. 

Litha portava con sè molti rituali legati alle fate. Si diceva che il piccolo popolo, gli elfi e le fate, potessero essere visti con più facilità nella notte del solstizio perché il velo fra i due mondi era più sottile. 

È facile quindi intuire come l’evento suggerisse una serie di pratiche magiche e di celebrazioni. 

Giano Bifronte

Nell’antica Roma i due solstizi erano consacrati a Giano bifronte, il dio guardiano delle soglie e dei passaggi.
Egli tiene nella mano destra un bastone simbolo del potere regale e nella mano sinistra una chiave simbolo del potere sacerdotale. 

Era festeggiato ai due solstizi ed è stato rappresentato con due volti, uno barbuto e l’altro giovanile o femminile a secondo delle interpretazioni. 

Giano rappresenta colui che ruotando sulla sua terza faccia invisibile, cioè l’asse del mondo, conduce alle due porte solstiziali, quindi è colui che accompagna il passaggio da uno stato all’altro, è l’Iniziatore.
Secondo l’etimologia della parola Ianus proviene da yana in sancrito via e da ianua in latino porta. 

Successivamente, con il cristianesimo, Giano è stato sostituito dai due Giovanni, S. Giovanni Battista per il solstizio estivo che rappresenta il Cristo creatore e S. Giovanni Evangelista per il solstizio invernale che rappresenta il Cristo che apre la porta del cielo.
La somiglianza fonetica tra Ianus e Joannes è evidente e il nome Giovanni deriva dall’ebraico Jehôhänän composto da Jahweh, dio e da  hänän che ha doppio significato di : misericordia o lode.

Il Battista decollato, che il folklore chiama anche “Giovanni che piange” a causa del suo destino, è colui che introduce gli esseri nella “caverna cosmica” e si identifica con il sole del solstizio d’estate attraverso le sue stesse parole note attraverso il testo evangelico:

“Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui… Egli deve crescere ed io invece diminuire”. 

Il sole di S. Giovanni è il sole che muta direzione, “colpito a morte” perché appare sempre più basso all’orizzonte.

Tutto il mondo vivente  nella notte tra il 23 e 24 subisce un influsso positivo.
Agli antipodi, anche se con uno spostamento di due giorni dovuto alla coincidenza con il giorno di Natale – ecco l’altro Giovanni (l’Evangelista, il 27 dicembre), il “Giovanni che ride”, ovvero colui che rivolge gioiosamente lodi al Signore, custode della “porta del Cielo”. Insieme, i due Giovanni rifletterebbero – collegati ai solstizi – le funzioni del Cristo come “chiave” delle due porte.

MidSummer

Gruppi neopagani e neodruidici celebrano ancora oggi il giorno di “Midsummer” e i riti solstiziali che si svolgono in particolare a Stonehenge richiamano sempre migliaia di persone. 

Tra le pietre di Stonehenge, luogo “magico” per eccellenza, c’è un monolito chiamato “heel-stone”: fu posto in modo tale che si potesse scorgere il sole all’orizzonte nel giorno del solstizio d’estate.

I nuovi druidi chiamano questo periodo Alban Heruin, tempo dell’espressione.

I giorni solstiziali comunque includono alcune fra le celebrazioni più popolari dell’ Occidente e in molte zone d’Italia ancora oggi si svolgono riti e feste di origine pagana, che la Chiesa ha cercato di cancellare, non riuscendoci completamente, perché tali credenze sono radicate nelle usanze popolari. Così, nel corso del tempo, c’è stato un mischiarsi di tradizioni antiche, pagane e ritualità cristiana, che ha dato origine a credenze e riti in uso ancora oggi, soprattutto nelle campagne. 

Nella festa di S. Giovanni, quindi, avvengono delle celebrazioni con questa strana mescolanza di elementi sacri e profani, ritroviamo echi di riti indoeuropei e celtici, che esaltano i poteri della natura: i poteri della luce e del fuoco, dell’acqua e della terra, delle erbe e dei fiori.

per approfondire Festa di San Giovanni clicca qui

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Barbara

Laureata all'Accademia di Belle Arti, Artista, Arteterapeuta, Advanced Counselor cognitiva, olistica e simbolico-archetipica, Professional Mentor, Educatrice Mindfulness e in Mindful Art, Facilitatrice Metafiabe e Psicofiaba, Trainer Percorsi Crescita Personale, Custode di storie.

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