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Lo Squiggle Game

Come nasce lo Squiggle Game di Winnicott

Squiggle è il termine con il quale Donald W. Winnicott, psicoanalista della British Society, introduce (1968) la possibilità di ‘giocare’ in analisi.

Lo Squiggle è, infatti, la creazione, attraverso lo “scarabocchiare”, della relazione tra paziente e analista dove la coppia associa liberamente e costruisce il senso di ciò che  sta avvenendo per favorire l’accesso ai vissuti traumatici del paziente.

Winnicott afferma che il bambino nasce fuso con la madre e dipende da lei in modo assoluto.  Il processo di differenziazione e separazione inizia gradualmente, e successivamente,  attraverso la formazione di un’area transizionale, che fa da ponte tra il me e il non me, tra il soggetto e l’oggetto, tra il dentro e il fuori da sé, in cui io e te cominciamo a essere separati ma ancora e per sempre, legati.

Questa è l’area della creatività e l’oggetto transizionale (tradizionalmente riferito all’animaletto di peluche o alla copertina/pezzo di stoffa (mio figlio usava un mio prendisole che chiamava “nanne”) con cui il bambino si aiuta nelle sue separazioni notturne dalla madre) costituisce la precondizione per lo sviluppo di un pensiero autonomo e autentico. 

L’individuo ha bisogno di crearsi delle illusioni- pensieri, per far fronte alla realtà frustrante, interna ed esterna, evitando così di collassare e soccombere a un vuoto inaffrontabile, e a un terrore senza nome.
Questa sarà un’esigenza che durerà tutta la vita. Il bambino ( e nella nostra epoca lo fanno in particolar modo gli adolescenti e molti adulti) lo fa attraverso il gioco
Il gioco dello scarabocchio, proprio nella sua continua riproposizione della dialettica tra me e non me, tra ciò che conosco e ciò che continuamente invento o mi illudo di inventare, nella fantasia benefica di controllare ciò che supponiamo dietro la realtà angosciante del vivere, rimanda al gioco del rocchetto di Freud (1920), dove il piccolo Ernst controllava l’angoscia per la separazione dalla madre. E’ attraverso il gioco del rocchetto che viene avvicinato e allontanato da sé, e quando è ritrovato ci sono gemiti di sorpresa e gioia, che viene costruita la capacità di strutturare un Io solido e creativo.

Nello Squiggle Game Winnicott propone al bambino uno scarabocchio da cui sviluppare un disegno.
Il bambino e l’analista associano liberamente e analizzano, con leggerezza, i contenuti emersi.
La coppia, mentre cerca un modo per esprimersi, si deve divertire e deve saper creare una fantasia condivisa, molto più potente di qualsiasi verbalizzazione.
Lo scarabocchio è quindi a tutti gli effetti un gioco, a cui partecipa anche l’analista, perché è nella co-costruzione che si definisce la realtà psichica, propria e del paziente.  

In sede terapeutica, anche gli adulti possono necessitare del gioco, di servirsi, cioè, di carta e penna e disegnare quando i contenuti inconsci non sono facilmente accessibili o faticano ad emergere. E qui entra in scena l’Arteterapia

Per Winnicott, il meccanismo base nell’esperienza analitica è quello della creazione. L’oggetto analista deve essere ricreato dal paziente là dove in realtà è sempre stato, proprio come  il bambino piccolissimo deve poter sperimentare l’illusione di aver creato il seno.
Per facilitare questa creazione, l’analista dovrà essere accogliente, a disposizione del paziente, favorendo la linea di sviluppo dell’Essere, molto più che essere interpretante ed invadentemente maschile.
L’analista dovrà accettare di essere anche distrutto. Egli non è più solo uno schermo opaco, o il frutto della proiezione del paziente, ma è qualcuno che deve essere usato dal paziente, deve saper giocare, essere creativo e protettivo per favorire la regressione del paziente prima e l’uscita da questa, poi. Il paziente potrà usufruire di un intervento “attivo” da parte di un analista che dovrà saper proporre una via d’uscita all’impotenza e alle eventuali conseguenze del trauma.

In Gioco e realtà (1971 Winnicott fa a un preciso riferimento al gioco del laccio, usato da un paziente per affrontare l’angoscia di separazione dalla madre, spesso costretta a soggiorni ospedalieri, e in questo riferimento rimanda al padre della psicoanalisi. Il bambino annodava il laccio intorno a tutto, pericolosamente anche alla sorella, ma nel momento in cui la madre, sostenuta da Winnicott, ha potuto esplicitare al figlio l’interpretazione suddetta, le cose sono volte per il meglio.
L’autore tende a sottolineare che l’individuo può, attraverso il dolore o il rischio della sofferenza, proposti in una dimensione non necessariamente drammatica, ma versatile e ludica, approdare a uno sviluppo creativo e significante della propria Persona.

In “Esplorazioni Psicoanalitiche” (1995), Winnicott ci dà altri esempi.
Per esempio, in alcune consultazioni con una bambina, le mostra un ghirigoro che la coppia contribuirà a svolgere, divertendosi molto, e dandogli un senso.
Nel mentre, lui le fa domande relativamente a quelli che potrebbero essere vissuti psichici consistenti e traumatici ed esplora con delicatezza le problematiche e le fantasie della bambina. Ne ricava materiale per una diagnosi e ha la capacità di individuare dei temi lungo tutto l’asse del gioco, senza regole, che la coppia sta facendo insieme. Può esplorare, così, la ferocia, o la fantasia di aver ucciso il fratellino nella pancia della madre incinta, o il bisogno di aggredire finalmente degli oggetti considerati troppo fragili per poter reggere alla sua angoscia.
Winnicott non interpreta e non esplicita questi pensieri, ma comincia a proporre alla bambina una versione giocosa delle possibili letture del materiale clinico.

questo articolo è stato tratto da: “Lo Scarabocchio: filo magico che ci unisce al nostro inconscio” di Barbara Boretti)

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Il gioco dello scarabocchio e sue varianti
Lo scarabocchio: filo magico che ci unisce al nostro inconscio

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Barbara

Laureata all'Accademia di Belle Arti, Artista, Arteterapeuta, Advanced Counselor cognitiva, olistica e simbolico-archetipica, Professional Mentor, Educatrice Mindfulness e in Mindful Art, Facilitatrice Metafiabe e Psicofiaba, Trainer Percorsi Crescita Personale, Custode di storie.

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